La pizza al tegamino (padellino) ha nel mio cuore un posto speciale e adesso vi racconto il perché.
Voi dovete sapere che io vivo in un paesino di 5.000 abitanti in provincia di Forlì.
Un paesino collegato alla civiltà da un’unica strada, strada che ha come unica destinazione due paesi, il mio Modigliana e il vicino Tredozio, di circa 1.500 abitanti.
Negli anni 60, in questi due paesini non esisteva una pizzeria, figuriamoci al tegamino o al padellino.
Quindi la pizza era per pochi, per mangiarla occorreva percorrere quell’unica strada per 20 km fino a Faenza e le famiglie con auto erano poche.
Ok mi direte ma questo cosa centra con la tua passione per la pizza al tegamino. (padellino)
Bene, entriamo nel vivo di questa storia.
Una famiglia di Tredozio, i Ricci, gestivano una pizzeria al mare, a Rimini,  dove per l’appunto realizzavano un ottimo pizza al tegamino o padellino.
La famiglia Ricci, decise di fare ritorno a Tredozio e aprì la pima pizzeria della vallata, quindi a Tredozio si poteva mangiare la pizza al tegamino e a Modigliana che era molto più grande no.
Ecco quella pizzeria e quella pizza al padellino avrebbero avuto nella mia vita un impatto speciale.
Infatti Rolando e la moglie Oliva avevano un figlio di nome Danilo, il pizzaiolo (tegamino o padellino) che di li a poco avrebbe sposato la mia sorella Pasqualina.
Ecco spiegato il motivo, io le prime pizze le ho mangiate al tegamino o al padellino fatte dal mio cognato.
Nelle mie intenzioni, c’è sempre stato il sogno di riprodurle, ed è per questo che da tanti anni, ho comprato i tegami in ferro e i padellini di alluminio, per fare le pizze al tegamino o al padellino ma la mancanza di tempo, la paura di non essere all’altezza e tanti altri motivi hanno fatto si che rimanessero inutilizzate.
Oggi a circa 16 anni dalla scomparsa del mio amato cognato, direi che è arrivato il momento di provarci assieme a voi e assieme al nostro fornetto pizza ILLILLO.
Faccio un po’ di ricerca sul web per saperne di più sulla pizza al tegamino e al padellino.
Io ricordo solo il gusto dell’impasto, perché ogni tanto gliene rubavo un pizzico e lo mangiavo crudo e lui mi sgridava e ricordo tutti questi tegami di ferro con le pizze pronte per la cottura.